Volare costantemente può compromettere la capacità respiratoria?
Da tempo gli scienziati sanno che esiste un legame tra la privazione del sonno e i pensieri intrusivi. La domanda principale, tuttavia, è il perché di questo legame.
Secondo uno studio recente, la risposta ha a che fare con una parte del cervello chiamata corteccia prefrontale dorsolaterale destra. Questa parte del cervello è responsabile della soppressione dei ricordi e quando il suo funzionamento rallenta si tende a soffrire di pensieri più intrusivi.
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Chi soffre di insonnia, invece, potrebbe avere difficoltà a sopprimere lo stesso ricordo che potrebbe continuare a disturbarlo per molto tempo.
Fino a poco tempo fa, gli scienziati erano perplessi sul perché la privazione del sonno contribuisca effettivamente ai pensieri intrusivi, ovvero cosa succede esattamente nel cervello?
Grazie a uno studio recente pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences USA, ora abbiamo maggiori informazioni.
Come dimostrato da studi precedenti, la rDLPFC è responsabile della soppressione del processo di recupero dei ricordi. Il recupero avviene, invece, in un'altra parte del cervello: l'ippocampo.
I ricercatori hanno ipotizzato che il sonno insufficiente inibisca la capacità della rDLPFC di sopprimere i ricordi indesiderati, contribuendo così alla comparsa di pensieri intrusivi.
Per verificare la loro ipotesi, i ricercatori hanno reclutato un gruppo di 85 studenti e li hanno addestrati ad associare volti neutri a immagini specifiche, alcune delle quali negative, come un incidente stradale.
L'obiettivo era che gli studenti creassero un collegamento mentale tra i volti e le immagini, in modo tale che, quando veniva loro mostrato il volto in modo isolato, si verificasse un processo automatico di recupero della memoria.
Gli studenti sono stati poi divisi in due gruppi. Il primo gruppo è stato costretto a rimanere sveglio tutta la notte, mentre l'altro gruppo è stato mandato a dormire in un laboratorio.
Gli studenti addormentati sono stati monitorati per verificare quanto tempo hanno trascorso nel sonno con movimenti oculari rapidi (REM) e nel sonno non-REM.
Al mattino, a tutti i partecipanti sono state mostrate le immagini dei volti che avevano visto durante l'allenamento e sono stati invitati a pensare al ricordo associato o a reprimerlo.
Durante lo studio, i ricercatori hanno utilizzato uno scanner per la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per misurare l'attività cerebrale degli studenti.
I risultati della fMRI hanno confermato l'ipotesi del team: rispetto agli studenti che avevano dormito, quelli che erano rimasti svegli tutta la notte avevano un'attività rDLPFC significativamente più bassa quando veniva chiesto loro di sopprimere i pensieri intrusivi.
In effetti, l'attività dell'ippocampo è risultata elevata, probabilmente perché la rDLPFC non è riuscita a inibire il processo di recupero.
Secondo Scott Cairney, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, questi risultati non suggeriscono che la privazione del sonno provochi un declino generale dell'attività cerebrale.
I risultati suggeriscono piuttosto che dormire poco può influire negativamente su parti specifiche del cervello coinvolte nella funzione esecutiva.
Un altro dato interessante emerso dallo studio riguarda i partecipanti che hanno dormito tutta la notte.
Diversi esperti del settore hanno espresso il loro parere sui risultati dello studio. Uno di questi è Zara Bergstrom, psicologa cognitiva dell'Università del Kent, in Inghilterra.
Tuttavia, l'autrice aggiunge che per stabilire se il sonno REM abbia un ruolo causale nel controllo dei ricordi e dei pensieri sono necessarie ulteriori ricerche che manipolino direttamente il sonno.
Secondo Maria Wimber, neuroscienziata cognitiva presso l'Università di Glasgow, i risultati dello studio possono avere il potenziale per avere degli approcci terapeutici più consistenti dal punto di vista informativo.
Secondo Wimber, i trattamenti che migliorano il sonno REM potrebbero diventare parte della terapia per i disturbi associati a pensieri intrusivi, come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Gli stessi interventi possono essere utilizzati anche per i traumi acuti, come possibile misura preventiva per assicurarsi che ricordi sconvolgenti e flashback non emergano mai.
Fonti: (Scientific American)
Vedi anche: Il segreto per addormentarsi in soli 5 minuti
Perché la mancanza di sonno porta a pensieri indesiderati e intrusivi?
La risposta in uno studio recente
SALUTE Salute mentale
Da tempo gli scienziati sanno che esiste un legame tra la privazione del sonno e i pensieri intrusivi. La domanda principale, tuttavia, è il perché di questo legame.
Secondo uno studio recente, la risposta ha a che fare con una parte del cervello chiamata corteccia prefrontale dorsolaterale destra. Questa parte del cervello è responsabile della soppressione dei ricordi e quando il suo funzionamento rallenta si tende a soffrire di pensieri più intrusivi.
Siete curiosi? Guardate questa galleria per saperne di più.