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Cos'è? - L'Alzheimer è una malattia neuro-degenerativa, attualmente senza cura, che tende a peggiorare con il passare del tempo.
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Chi colpisce? - La maggior parte delle persone colpite da questa patologia ha un'età avanzata. Si manifesta con demenza, perdita di memoria, attenzione, linguaggio e altre funzioni cognitive.
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La malattia in numeri - Attualmente in Italia sono 600 mila le persone affette da Alzheimer, mentre nel mondo si contano 47 milioni di pazienti. Studi recenti affermano che i casi triplicheranno entro il 2050.
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Cosa succede ai malati - La perdita graduale delle funzioni cognitive è dovuta alla morte delle cellule cerebrali, che incidono anche su altri aspetti.
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Cosa succede ai malati - Di fatto la perdita delle funzioni intellettive riduce la capacità delle persone nel gestire le relazioni sociali.
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Cosa succede ai malati - La malattia interferisce anche sul comportamento e la personalità della persona colpita, riflettendosi anche sulla serenità familiare.
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Sintomi iniziali - Inizialmente l'Alzheimer affetta la memoria breve. Per esempio ci si dimentica di aver mangiato o di altre azioni semplici già compiute nella giornata.
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Sintomi intermedi
- L'evolversi della malattia cambia anche la vita quotidiana del paziente. Vengono compromesse infatti, le capacità di apprendimento, attenzione, orientamento, linguaggio e comprensione. Sintomi tardivi: Con l'avanzare della malattia, il paziente ha sempre più bisogno di aiuto anche per le attività più semplici, come nutrirsi e curare la propria igiene personale.
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Aspettativa di vita
- La malattia avanza rapidamente, in base al paziente. Statisticamente l'aspettativa di vita va dai 5 ai 10 anni. Una diagnosi precoce può ritardarne l'avanzamento.
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Trattamenti - Fino ad oggi, non conoscendo le cause esatte dell'origine della malattia, i pazienti potevano sottoporsi solo a trattamenti farmacologici che di fatto ne ritardavano l'avanzamento.
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Trattamenti
- Per trattare la perdita delle funzioni cognitive, come la memoria, i medicinali sono la migliore scelta. Alle cure farmacologiche però, i medici consigliano anche trattamenti alternativi, come terapie psicologiche, visto il radicale cambiamento di umore e personalità che affligge i pazienti.
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La ricerca del team italiano - Abbiamo detto che fino ad oggi la scienza ha lavorato per cercare di scoprire le cause esatte dell'insorgere della malattia, così da poterne studiare anche dei rimedi.
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La ricerca del team italiano - Un passo importante in questo senso è stato fatto recentemente da due scienziati italiani, Annalena Venneri (Sheffield Institute for Translational Neuroscience - Regno Unito) e Matteo De Marco (Campus Bio-Medico di Roma).
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La ricerca del team italiano - I due scienziati hanno scoperto che una piccola regione del cervello, l’area tegumentale-ventrale, ha un ruolo chiave nella mancata comunicazione fra le cellule nervose che col tempo provocano la perdita di memoria.
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La ricerca del team italiano - Questa zona del cervello ha anche il compito di rilasciare dopamina, che è un neurotrasmettitore e neurormone rilasciato dall'ipotalamo.
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La ricerca del team italiano - La funzione principale di questo ormone è quella di inibire il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore dell’ipofisi. Se quest'ultima molecola funziona poco, a risentirne sarà il centro della memoria, situata nell'ippocampo, che di fatto diminuirà la nostra capacità di apprendere e ricordare.
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La ricerca del team italiano - Di fatto la perdita di cellule che producono dopamina nell'area tegumentale-ventrale, può causare il malfunzionamento dell’ippocampo, la parte del cervello deputata a creare i ricordi.
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Rivoluzione nelle cure? - Questa scoperta potrebbe forse spostare l’attenzione su farmaci che stimolano il rilascio di dopamina e aiutare anche nella diagnosi precoce.
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I test - I risultati della scoperta si sono basati su test condotti sia su cavie da laboratorio, che su un campione di 110 persone nel Regno Unito, affette da questa malattia.
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Una speranza per il futuro - Si tratta del primo studio al mondo che dimostra questo collegamento negli esseri umani e noi speriamo che la ricerca possa avanzare a tal punto da trovare non solo le cause specifiche della malattia, ma anche una cura efficace e definitiva. A seguire alcune delle più importanti celebrità colpite dalla malattia.
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Monica Vitti - La meravigliosa attrice nostrana è lontana ormai da anni dalle scene, ed è ricoverata in una clinica in Svizzera specializzata nella cura di malattie degenerative. Non è ben chiaro se la Vitti soffra di Alzheimer o demenza senile.
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Agatha Christie - Degli scienziati canadesi hanno effettuato un approfondito studio sugli scritti degli ultimi anni della maestra del giallo, deceduta nel 1976, affermando che già dal 1970 la Christie avrebbe sofferto del morbo.
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Ronald Reagan - L'ex attore e presidente degli Stati Uniti è morto nel 2004, all'età di 93 anni, dopo aver sofferto per diversi anni di Alzheimer. Pare ne fosse affetto fin dagli anni alla Casa Bianca.
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Peter Falk - Nel 2008 gli venne diagnosticata la malattia, che ben presto lo rese incapace di intendere e di volere.
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Gene Wilder - Dopo una lunga battaglia contro la malattia, lo storico attore di Willy Wonka è deceduto il 29 agosto 2016.
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Margaret Thatcher - Anche la 'Lady di Ferro' ha subito il processo degenerativo provocato dall'Alzheimer.
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Rita Hayworth
- Affetta da questa malattia degenerativa, la sua sofferenza fu a lungo confusa con l'alcolismo, con cui l'attrice aveva a lungo combattuto. Morì a 64 anni, nel 1987. Leggi anche: Le celebrità che hanno malattie serie, in alcuni casi incurabili
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Cos'è? - L'Alzheimer è una malattia neuro-degenerativa, attualmente senza cura, che tende a peggiorare con il passare del tempo.
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- La malattia avanza rapidamente, in base al paziente. Statisticamente l'aspettativa di vita va dai 5 ai 10 anni. Una diagnosi precoce può ritardarne l'avanzamento.
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Trattamenti - Fino ad oggi, non conoscendo le cause esatte dell'origine della malattia, i pazienti potevano sottoporsi solo a trattamenti farmacologici che di fatto ne ritardavano l'avanzamento.
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Trattamenti
- Per trattare la perdita delle funzioni cognitive, come la memoria, i medicinali sono la migliore scelta. Alle cure farmacologiche però, i medici consigliano anche trattamenti alternativi, come terapie psicologiche, visto il radicale cambiamento di umore e personalità che affligge i pazienti.
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La ricerca del team italiano - Questa zona del cervello ha anche il compito di rilasciare dopamina, che è un neurotrasmettitore e neurormone rilasciato dall'ipotalamo.
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La ricerca del team italiano - La funzione principale di questo ormone è quella di inibire il rilascio di prolattina da parte del lobo anteriore dell’ipofisi. Se quest'ultima molecola funziona poco, a risentirne sarà il centro della memoria, situata nell'ippocampo, che di fatto diminuirà la nostra capacità di apprendere e ricordare.
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La ricerca del team italiano - Di fatto la perdita di cellule che producono dopamina nell'area tegumentale-ventrale, può causare il malfunzionamento dell’ippocampo, la parte del cervello deputata a creare i ricordi.
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Rivoluzione nelle cure? - Questa scoperta potrebbe forse spostare l’attenzione su farmaci che stimolano il rilascio di dopamina e aiutare anche nella diagnosi precoce.
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500 mila malati solo in Italia: approvato il nuovo farmaco contro l'Alzheimer
Son passati 20 anni, ma la Fda ha approvato l'utilizzo dell'Aduhelm
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La Food and Drugs Administration (Fda) statunitense ha dato il via libera all'utilizzo dell'Aduhelm contro l'Alzheimer. Non veniva approvato un nuovo farmaco dal 2003!
Ma in cosa consiste realmente l'Alzheimer? Un team di ricercatori italiani composto da Annalena Venneri, dello Sheffield Institute for Translational Neuroscience (SITraN) nel Regno Unito, e Matteo De Marco, del Campus Bio-Medico di Roma, hanno recentemente posto un tassello fondamentale per avanzare nella diagnosi e nella possibile cura dell'Alzheimer. Lo studio è stato anche pubblicato dallo Journal of Alzheimer’s Disease.
Scorri la galleria e scopri di più su questa malattia e sui famosi che ne hanno effettivamente sofferto.
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