Verità sconvolgente: questi metodi di pesca stanno distruggendo i nostri mari e il nostro futuro - Più del 94% delle specie viventi della Terra sono acquatiche, il che significa che il loro impatto sulla nostra sopravvivenza è enorme. Persino le feci delle balene sono importanti per l'ecosistema e contribuiscono in modo significativo alla salute del Pianeta. Tuttavia, la vita marina è costantemente in pericolo per via dello sfruttamento umano e delle tecniche di pesca che sono dannose per Madre Natura. 

Vi abbiamo incuriosito? Cliccate su questa galleria per vedere in che modo ci stiamo giocando il futuro del Pianeta.

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Pesca con esplosivi -

Questo tipo di pesca che prevede l'uso di esplosivi per stordire o uccidere i pesci, provoca danni enormi alle barriere coralline e agli habitat marini.

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Pesca con cianuro -

I pescatori che utilizzano questo metodo spruzzano una miscela di cianuro di sodio nell'habitat del pesce che si vuole catturare, rendendolo inerte. Tuttavia, questa pratica danneggia gravemente le barriere coralline e sconvolge gli ecosistemi marini.

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Pesca a strascico -

Mentre la sola pesca a strascico utilizza grandi reti che vengono trascinate per catturare i pesci, la pesca a strascico sui fondali comporta il trascinamento di queste reti sul fondo dell'oceano. Ciò distrugge inevitabilmente gli habitat del fondale marino e provoca la cattura involontaria di altre specie.

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Pesca a strascico in habitat sensibili -

La pesca a strascico e la pesca in aree sensibili, come le praterie di posidonia e le barriere coralline, provocano danni irreversibili a questi ecosistemi.

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Pesca a strascico con esplosivi -

A volte i pescatori cercano di aumentare il pescato con la pesca a strascico attaccando degli esplosivi alle reti. Ma se già la pesca a strascico è una tecnica distruttiva, l'uso aggiuntivo di ordigni peggiora solo le cose e crea danni incalcolabili. 

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Pesca a strascico in zone di riproduzione -

La pesca nelle aree di riproduzione (luoghi progettati per favorire la crescita della vita nei fondali acquatici) può interrompere il ciclo vitale delle specie marine e causare il collasso di intere popolazioni ittiche.

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Palamito -

I palamiti, dotati di decine di ami con esca, vengono posati sul fondale marino nella speranza di catturare le prede lungo il fondo dell'oceano. Tuttavia, questi ami possono talvolta rimanere impigliati nei detriti e nei coralli, trascinandoli con sé e causando danni all'habitat della vita marina già a rischio di estinzione.

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Rete fantasma -

Quando i pescatori perdono o gettano nell'oceano le loro attrezzature da pesca, queste continuano a intrappolare e uccidere la vita marina, contribuendo così alla distruzione dell'ecosistema. Questi attrezzi abbandonati sono uno dei principali tipi di rifiuti che oggi danneggiano gli oceani.

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Pesca elettrica -

L'elettropesca prevede l'uso di una corrente elettrica diretta che viene usata per dare la scossa ai pesci. ed è una tecnica che solitamente viene usata dai biologi in quanto poco impattante. Tuttavia, se viene eseguita in modo sbagliato, può avere un impatto drammatico sull'ecosistema.

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Pesca con veleno -

Questa tecnica prevede di usare tossine ricavate dalle piante o dai pesci per provocare la paralisi della vita marina. Il contro di questo metodo è che così facendo si inquinano i corsi d'acqua e muoiono anche le specie che non si vuole catturare.

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Pesca Muro-Ami -

Questa tecnica è utilizzata soprattutto nel sud-est asiatico e consiste nel far cadere grandi massi sulle barriere coralline per spaventare i pesci e farli entrare nelle reti. Tuttavia, con questo metodo, le barriere vengono danneggiate in modo irreversibile.

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Dragaggio -

Con il dragaggio, grandi pale o reti vengono trascinate sul fondale marino, provocando la distruzione degli habitat e lo sconvolgimento degli ecosistemi marini.

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Bycatch -

A volte, i pescatori catturano involontariamente pesci che non vogliono o non possono vendere, causando la morte non necessaria di un gran numero di questi animali. Tragicamente, le catture accidentali, dette bycatch, vengono spesso rigettate nell'oceano.

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Rete da posta -

La rete da posta è un sistema di reti "appesa" in acqua, e con fori abbastanza grandi per far passare la testa del pesce ma non il suo corpo. Quando il pesce cerca di ritirarsi, le sue branchie rimangono impigliate. Queste reti sono tristemente famose perché vi rimangono involontariamente impigliate molte specie marine, causandone un'inutile morte. 

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Reti da posta alla deriva -

Un effetto indesiderato molto negativo dell'uso di reti di grandi dimensioni per la pesca è che esse vanno alla deriva una volta che sono state calate in mare aperto. Ciò tende a provocare grandi quantità di bycatch, che possono includere mammiferi marini, tartarughe e uccelli marini.

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Sovrapesca -

Quando si pesca eccessivamente in un unico punto, come spesso accade nelle dighe, le riserve di pesce si impoveriscono irrimediabilmente. Di conseguenza, si interrompono le catene alimentari e interi ecosistemi vengono portati al collasso.

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Attrezzatura da pesca illegale -

L'uso di attrezzi illegali, come le reti a maglia fine e gli esplosivi, intensifica il deterioramento ambientale e mette a repentaglio la biodiversità marina.

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Inquinamento agrochimico -

Se gli agricoltori utilizzano fertilizzanti e pesticidi per aumentare la produzione agricola, la pioggia può trasportare queste sostanze chimiche e introdurle nei corpi d'acqua, danneggiandone i fragili ecosistemi.

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Fioriture batteriche -

L'inquinamento da nutrienti causato dai prodotti agrochimici può portare a una crescita eccessiva di batteri, portando a fioriture incredibilmente tossiche che danneggiano la vita acquatica.

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Sviluppo costiero -

Quando si eliminano zone umide, foreste di mangrovie e altri habitat critici per fare posto a progetti di sviluppo costiero, si distruggono zone di riproduzione della vita acquatica e ne si impatta la biodiversità. 

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Dighe -

Non sorprende che le dighe abbiano conseguenze estremamente negative su vaste aree naturali. Quando si sbarrano i fiumi con le dighe, si interrompe la migrazione dei pesci, si alterano gli habitat e si riducono le zone di riproduzione.

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Inquinamento acustico -

Il rumore prodotto dalle navi, dalle trivellazioni e dalle costruzioni disturba il comportamento, gli spostamenti e la comunicazione della fauna marina. Di fatto, il suono viaggia più a lungo in acqua e ciò può avere un forte impatto sulle specie che ci abitano.

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Inquinamento da plastica -

La plastica abbandonata si accumula negli oceani, aggrovigliandosi alla vita marina e rilasciando tossine che possono distruggere gli ecosistemi. Gli animali tendono inoltre a scambiarla per cibo e muoiono dopo averla ingerita.

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Sversamenti di petrolio -

La fuoriuscita accidentale o intenzionale di petrolio può portare alla contaminazione letale degli habitat marini. Studi scientifici hanno dimostrato che gli ecosistemi che entrano in contatto con le chiazze di petrolio ne subiscono effetti negativi a lungo termine.

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Scarichi di rifiuti industriali -

Le fabbriche che si trovano vicino ai corpi d'acqua spesso scaricano i rifiuti industriali al loro interno. Di conseguenza, gli habitat vengono contaminati e gli animali marini muoiono avvelenati.

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Cambiamento climatico -

Poiché l'inquinamento del pianeta provoca l'innalzamento della temperatura dei mari e l'aumento dell'acidità degli oceani, interi ecosistemi e specie marine sono a rischio di estinzione.

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Pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) -

Le leggi e i regolamenti per la fauna marina sono in genere messi in atto per garantire la sicurezza degli ecosistemi acquatici in determinate aree. Ma le pratiche di pesca non regolamentate e illegali possono danneggiare queste zone protette, soprattutto se si usano metodi di pesca dannosi.

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Mancanza di regolamentazione e applicazione delle leggi -

In molti Paesi, le leggi e la loro applicazione non sono sufficienti a impedire le pratiche di pesca distruttive. Questi metodi rimangono quindi incontrollati, provocando danni ambientali irreversibili.

Fonti: (Turtle Island Restoration Network) (4Ocean) (Marine Conservation Institute) (The Pacific Community) (NOAA’s National Ocean Service)

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