L'asteroide orbiterà attorno al nostro pianeta per circa due mesi
Il cuore dell'India porta il peso di una reputazione oscura, segnata da violenze domestiche, abusi sessuali e oppressione, che minacciano costantemente la vita delle donne. Ma invece di aspettare un aiuto da parte dello Stato e delle forze dell'ordine che tarda ad arrivare, un gruppo di donne emarginate ha scelto di unirsi e combattere per conto proprio. Stiamo parlando della Gulabi Gang, o Pink Gang, una straordinaria squadra di vigilantes tutta al femminile che si batte per la giustizia, sfidando i propri oppressori e rivendicando i propri diritti.
Immergetevi in questa galleria e scoprite l'incredibile storia di queste donne coraggiose che, con determinazione e resilienza, difendono ciò che hanno di più prezioso: la propria vita e la propria dignità.
Gruppi di donne indossano saree rosa ("gulabi") e impugnano bastoni di bambù ("lathis"), girando per le città per farsi giustizia da sole. Ma la loro missione va ben oltre.
Sampat Pal Devi, fondatrice e direttrice del gruppo, è figlia di un pastore che si è sposato a 12 anni e ha avuto cinque figli a 20 anni. Un giorno, nel suo villaggio dell'Uttar Pradesh, uno degli Stati più poveri dell'India, vide un uomo che picchiava la moglie e cercò di intervenire, ma senza successo...
Il giorno dopo, lei tornò con un piccolo gruppo di donne, tutte munite di bastoni, e lo picchiarono come lui aveva picchiato la moglie. Da lì la voce si diffuse rapidamente e la banda si formò nel 2006.
Le alte percentuali di analfabetismo femminile impediscono alle donne di migliorare la propria vita e nella zona si registrano alti tassi di infanticidio, matrimoni infantili e violenza domestica. Per non parlare delle conseguenze sociali del sistema delle caste.
Vestite di rosa, queste donne assumono comportamenti aggressivi stereotipicamente “maschili” per combattere il patriarcato, ripagando gli aggressori con la loro moneta.
Oltre a combattere la violenza contro le donne, la Gulabi Gang lavora per prevenire i matrimoni infantili, aiuta a organizzare matrimoni per le coppie innamorate che si scontrano con la società che disapprova la loro unione, e lotta per garantire i diritti di base ai poveri.
Anche se non se ne parla così spesso come dei loro pestaggi, la Gulabi Gang fornisce servizi sociali alle donne povere, in particolare alle vedove, che hanno bisogno di cibo, alloggio, lavoro e sostegno emotivo.
La Gang insegna una visione il più possibile olistica dell'autodifesa, affiancando alle lezioni sulle tattiche fisiche, consigli su come essere economicamente autosufficienti nelle loro località rurali: come coltivare ortaggi, fare piatti a partire dalle foglie, ricamare e usare le erbe per curare varie malattie.
Secondo Al Jazeera, nel 2014 la Gulabi Gang contava circa 400.000 membri sparsi in 11 distretti dell'Uttar Pradesh.
Come ha detto Dev, “una donna da sola sarebbe inefficace. Gli uomini riderebbero di lei. Ma quando siamo in gruppo, gli uomini cominciano a innervosirsi”.
La maggior parte delle donne che cercano di entrare a far parte della banda ha subito ingiustizie e non vede alternative, ed è per questo che la maggior parte, se non tutte, le Gulabi Gang appartengono alla casta più bassa.
Il gruppo è composto da donne di età compresa tra i 16 e i 60 anni e ai nuovi membri viene richiesto un piccolo contributo in cambio del sari rosa, il cui ricavato va a favore delle loro iniziative.
Il passaparola e gli articoli di giornale sono stati la principale fonte di farsi pubblicità, ma il loro sistema è molto organizzato. Hanno diverse sedi, ognuna con una propria “comandante” che si occupa da sola delle attività quotidiane e dei problemi di minore entità, e che aggiorna regolarmente e segnala i problemi più gravi alla leader.
Il Bundelkhand ha prodotto donne forti in passato, tra cui Phoolan Devi, popolarmente nota come “Regina dei banditi”, che aveva sofferto la povertà, il matrimonio infantile, gli abusi e si era vendicata dei suoi stupratori attraverso il banditismo. In seguito è stata imprigionata per 11 anni, poi è diventata membro del Parlamento, venendo eletta due volte prima di essere assassinata.
Nel 2007, la Gang scoprì che un negozio di distribuzione a prezzi controllati, gestito dal governo, stava dirottando il grano destinato a loro a favore del mercato aperto. Armate di prove, le membri della Gang esercitarono pressione sull'amministrazione locale per sequestrare il grano e arrestare il proprietario del negozio. Quando le autorità locali rifiutarono di registrare il caso, una di loro aggredì un agente di polizia e giustizia fu fatta. Sempre nel 2007, la banda ha preso d'assalto una stazione di polizia per liberare un uomo della casta più bassa degli “intoccabili”, che era stato tenuto in custodia per due settimane senza che fosse stato presentato un procedimento contro di lui.
Nel 2008, i membri della banda hanno fatto irruzione in un ufficio dell'elettricità nel distretto di Banda, costringendo i funzionari a riattivare la corrente, che era stata spenta nel tentativo di estorcere tangenti agli abitanti del villaggio.
Nel 2011, il gruppo ha aiutato una ragazza di 17 anni che aveva subito uno stupro di gruppo da parte di un gruppo di uomini, tra cui un membro della legislatura locale. La ragazza si era recata alla polizia per sporgere denuncia, ma era stata arrestata sulla base di accuse inventate. Le Gulabi hanno organizzato una manifestazione davanti alla stazione di polizia e un'altra davanti alla casa del legislatore portando così all'arresto dello stupratore.
Seppure i bastoni siano un simbolo distintivo della Gang, le loro prime reazioni ai crimini sono basate su dialoghi pacifici, manifestazioni e "riti di umiliazione", in cui le donne si radunano davanti alle case dei colpevoli. Tuttavia, in alcune situazioni, queste azioni non sono sufficienti.
La banda è stata costretta a trasformarsi in vigilantes perché la polizia non faceva il suo lavoro. Nei primi anni, il gruppo ha spesso preso d'assalto le stazioni di polizia quando gli agenti si rifiutavano di registrare le denunce di abusi contro le donne.
Amana Fontanella Khan, autrice di “Pink Saree Revolution”, spiega che la banda ha fatto di più per l'uguaglianza di genere di quanto avrebbe fatto il sistema giudiziario nel Bundelkhand, e che il modo audace e creativo delle loro proteste ha suscitato un desiderio rinnovato di combattere lo sfruttamento delle donne.
Un saggio tratto da “Gender, Globalization, and Violence: Postcolonial Conflict Zones” scrive che la gang è stata chiamata dagli uomini a sostenere le proteste con azioni dirette, come quando 7.000 agricoltori di Banda sono scesi in piazza per chiedere un risarcimento per i raccolti andati a male.
Nel corso degli anni, alcuni uomini si sono uniti alla banda in segno di solidarietà contro problemi come la corruzione del governo, i matrimoni infantili e le morti dovute alla dote.
La regista Nishita Jain ha realizzato il pluripremiato documentario “Gulabi Gang” (2012), che ha seguito il gruppo per cinque mesi. In questo documentario, si vede Dev fare pressione sulla polizia affinché registri un caso penale per la morte di una ragazza di 15 anni, che sarebbe stata bruciata dai suoceri e che si è poi rivelata essere opera del marito, che aveva una relazione extraconiugale.
La lotta principale è incentrata contro l'analfabetismo femminile, per dare alle donne, soprattutto a quelle estremamente povere ed emarginate, gli strumenti per potersi emancipare. “Voglio che le donne escano allo scoperto e si ribellino alle credenze superstiziose e alle vite stereotipate”, ha dichiarato Dev. “Per questo, l'istruzione è indispensabile”.
Vedi anche: I Paesi migliori per la salute delle donne in Europa (l'Italia è uno dei peggiori)
Gulabi Gang, le vigilantes indiane vestite di rosa che si fanno giustizia da sole
La banda Gulabi non le manda a dire
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Il cuore dell'India porta il peso di una reputazione oscura, segnata da violenze domestiche, abusi sessuali e oppressione, che minacciano costantemente la vita delle donne. Ma invece di aspettare un aiuto da parte dello Stato e delle forze dell'ordine che tarda ad arrivare, un gruppo di donne emarginate ha scelto di unirsi e combattere per conto proprio. Stiamo parlando della Gulabi Gang, o Pink Gang, una straordinaria squadra di vigilantes tutta al femminile che si batte per la giustizia, sfidando i propri oppressori e rivendicando i propri diritti.
Immergetevi in questa galleria e scoprite l'incredibile storia di queste donne coraggiose che, con determinazione e resilienza, difendono ciò che hanno di più prezioso: la propria vita e la propria dignità.