Negli ultimi anni, la diffusione della disinformazione è diventata un tema caldo. Con il mondo intero sui social media, c'è un'enorme quantità di informazioni in giro, molte delle quali non sono vere.
Le fake news sono un argomento controverso. Il motivo è in parte legato all'orgoglio e all'ego: a tutti noi piace pensare di essere bravi pensatori critici, immuni dall'assorbire la disinformazione. La realtà, tuttavia, è che siamo preconfezionati a credere a cose che non sono vere. Tutti noi abbiamo una propensione a credere alle bugie, e questo è vero senza eccezioni.
Siete incuriositi? Guardate questa galleria per scoprire perché il nostro cervello crede alle bugie (e cosa possiamo fare al riguardo).
Se il cervello umano fosse immune alla disinformazione, questo non sarebbe un problema. Potremmo separare le verità dalle bugie e usare le verità per prendere decisioni.
La realtà, tuttavia, è che il cervello umano è altamente suscettibile alla disinformazione. Abbiamo la tendenza a credere alle bugie che possono essere molto distruttive in molti ambiti della nostra vita.
Allora, perché il nostro cervello crede alle bugie? Perché non siamo in grado di distinguere tra un'affermazione vera e una falsità (a volte palesemente evidente)?
La comprensione attuale è che i nostri pregiudizi psicologici ci rendono vulnerabili alle falsità e che non siamo in grado di evitare di crederci anche se ci proviamo.
Parte della spiegazione riguarda un fenomeno chiamato "effetto verità illusoria". L'idea di base è che noi usiamo la familiarità e la facilità di comprensione come stenografia per la verità.
Ciò significa che più volte un'affermazione viene ripetuta, più è probabile che si creda che sia vera, indipendentemente dal fatto che si tratti di disinformazione o di un fatto.
Nella vita di tutti i giorni, questo ha molto senso e non è sempre dannoso: la stragrande maggioranza delle affermazioni a cui siamo esposti sono vere.
Nel contesto dei social media, tuttavia, questo può essere molto pericoloso, poiché le persone con un obiettivo nascosto possono usare la ripetizione come un modo per amplificare le falsità.
L'impatto dell'effetto verità illusoria è ben documentato. C'è persino uno studio che ha rilevato che una singola esposizione a un titolo falso può farlo sembrare più vero.
Purtroppo, sembra che a livello di base siamo tutti alle prese con la tendenza umana a credere a tutto ciò che vediamo e sentiamo.
Un altro concetto importante da considerare quando si tratta di capire perché crediamo alle bugie è, ovviamente, il pregiudizio di conferma.
In poche parole, il bias di conferma è la tendenza a cercare informazioni che si adattano e confermano ciò che già crediamo o pensiamo di sapere.
L'effetto è che una volta che crediamo a una falsità (magari esposta ripetutamente sui social media), siamo più propensi a credere ad altre falsità che la confermano.
Anche in questo caso, il pregiudizio di conferma è molto ben documentato ed è una delle ragioni principali per cui il pensiero critico va perso nel contesto dei social media.
A peggiorare le cose, gli studi dimostrano che il nostro cervello è cablato in modo tale che è molto difficile correggere le informazioni errate, anche quando ne siamo consapevoli.
In effetti, esistono diversi studi che fanno riferimento a un fenomeno chiamato "effetto influenza continua".
L'idea di base è che la disinformazione e la falsità possono continuare a influenzare il nostro pensiero, anche se riceviamo una correzione e la riteniamo vera.
Si ritiene che uno dei motivi per cui è difficile correggere la disinformazione sia che la correzione della falsità non la rimuove dalla nostra memoria.
Gli studi di imaging cerebrale dimostrano invece che sia la disinformazione che la sua correzione coesistono nella nostra memoria e competono per essere ricordate.
Con il tempo, è probabile che il ricordo della correzione si affievolisca e rimanga solo il ricordo della disinformazione originale.
Per citare la professoressa di psicologia Nadia Brashier, "ci scontriamo con i limiti di base della memoria umana quando diamo alle persone informazioni correttive".
Infine, questo effetto è aggravato dal fatto che la disinformazione è talvolta incorporata nella nostra identità o nel nostro sistema di credenze.
Costruiamo modelli mentali che supportano la nostra comprensione del mondo in evoluzione che ci circonda, e può essere molto diverso rimuovere una parte di quel modello senza che l'intera cosa crolli.
Quindi, cosa possiamo fare in merito a tutto questo? Come possiamo combattere la nostra tendenza a credere alle bugie quando è così profondamente radicata?
La ricerca suggerisce che potrebbe essere possibile addestrare il nostro cervello a riconoscere la disinformazione.
In effetti, uno studio recente ha rilevato che la visione di una serie di video sulle più comuni tecniche di manipolazione ha aiutato i partecipanti a essere più scettici nei confronti di future falsità.
Un altro modo per proteggersi dalla disinformazione è chiedersi semplicemente se ciò che si vede è accurato ogni volta che si scorre sui social media.
Uno studio recente ha rilevato che, inducendo le persone a considerare l'accuratezza durante lo scorrimento, si riduce la probabilità di condividere informazioni errate.
Nessuno è immune dalla disinformazione, ma, con gli strumenti giusti e la consapevolezza, possiamo contribuire a ridurne gli effetti.
Fonti: (The Washington Post)
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