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Una società fuorviante?
- Nel moderno mondo occidentale, attraverso molteplici forze, come i media, ci viene data l'impressione che dovremmo investire nel nostro lavoro, perché ci sentiremo felici una volta che avremo raggiunto ciò che ci siamo prefissati.
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Lo Studio di Harvard sullo Sviluppo dell'Adulto
- Lo Studio di Harvard sullo Sviluppo dell'Adulto è probabilmente il più ampio studio sulla vita adulta mai realizzato.
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Com'è iniziato lo studio
- Più di 80 anni fa, nel 1940, un gruppo di ricercatori iniziò a osservare e tener traccia della vita di 724 uomini.
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Valutazioni scrupolose
- I ricercatori presero in considerazione ogni segmento della vita dei partecipanti, facendo loro domande su vita domestica, lavoro, famiglia, relazioni e qualsiasi altro dato rilevante.
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Uno studio unico nella sua specie
- Pochi studi di questo genere riescono a durare a lungo per svariate ragioni, dalle rinunce dei partecipanti alla mancanza dei fondi o al sopraggiunto disinteresse da parte degli scienziati.
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Partecipanti di diverse generazioni
- Grazie a una combinazione di fortuna e di perseveranza di varie generazioni di ricercatori, lo studio è sopravvissuto. Nel 2015 circa 60 dei 724 uomini che avevano preso parte al progetto erano ancora vivi e coinvolti nello studio. Più di duemila figli degli uomini inizialmente coinvolti erano entrati a far parte del campione.
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I primi partecipanti
- I primi partecipanti provenivano da due gruppi. Un gruppo fu indottrinato nello studio quando erano studenti del secondo anno all'Università di Harvard. Questi uomini furono chiamati al fronte durante la seconda guerra mondiale, una volta laureati.
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I primi partecipanti
- Il secondo gruppo era composto da individui appartenenti ai quartieri più poveri di Boston.
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I partecipanti diventarono adulti
- I partecipanti furono intervistati al momento di entrare a far parte dello studio. Una volta cresciuti diventarono dottori, avvocati, autisti e uno persino Presidente degli Stati Uniti (John F. Kennedy).
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I partecipanti diventarono adulti
- Non tutti i partecipanti ebbero una vita serena, alcuni diventarono alcolizzati, altri svilupparono i sintomi della schizofrenia. Alcuni riuscirono a elevare il proprio status sociale, altri fecero l'opposto.
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Il coinvolgimento delle donne
- Per avere un quadro più preciso possibile, gli scienziati non si limitarono a inviare questionari ai partecipanti, ma fecero loro analisi del sangue, e risonanze al cervello, parlarono con i loro figli e amici, analizzarono le loro cartelle cliniche e li filmarono mentre parlavano con le mogli. Ad un certo punto anche le donne furono coinvolte nello studio.
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Spunti di riflessione importanti
- Osservando un gruppo di esseri umani durante l'intero ciclo di vita adulta, il team di ricercatori è stato in grado di fornire spunti interessanti di riflessione su cosa ci rende felici e in salute nella vita.
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Vita sociale
- Le persone maggiormente connesse con famiglia, amici e comunità si sono rivelate più fisicamente in salute, più felici e persino più longeve.
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Solitudine
- La solitudine uccide. Le persone che sono più isolate di quanto vorrebbero sono meno felici, la loro salute declina presto una volta raggiunta la mezza età e le funzioni cerebrali peggiorano prima. Inoltre, vivono meno a lungo di chi ha maggiori rapporti interpersonali.
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La solitudine riguarda tutte le generazioni
- Il fatto triste è che la solitudine, soprattutto nelle popolazioni dei paesi più ricchi, è molto diffusa. È comune tra gli anziani, ma anche i giovani tendono a sentirsi soli.
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La qualità delle relazioni più strette
- La seconda lezione significativa che proviene dallo studio è che la qualità delle relazioni più strette è essenziale per la felicità.
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Relazioni conflittuali
- Lo studio suggerisce che i matrimoni particolarmente conflittuali, senza molto affetto, sono letali per la salute delle persone e, forse, persino peggiori dei divorzi.
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Relazioni salutari
- Al contrario, le buone relazioni costituiscono una protezione della nostra salute e del nostro benessere. Le persone con relazioni salutari arrivano alla vecchiaia con una maggiore salute.
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Diventare anziani
- Le persone che si sentivano maggiormente soddisfatte nelle loro relazioni a cinquant'anni, erano anche quelle più in salute a 80.
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Relazioni e percezione del dolore
- Le persone più anziane inserite in una relazione felice hanno riferito che il loro umore era buono persino quando facevano esperienza di dolore fisico.
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Relazioni e percezione del dolore
- Quando le persone inserite in relazioni poco felici sentivano dolore fisico, quello emozionale lo esaltava.
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Relazioni e salute del cervello
- Un'altra lezione insegnata dallo studio è che le relazioni felici non fanno bene solo al corpo, ma anche al cervello.
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Relazioni e memoria
- Le persone inserite in relazioni di attaccamento sicuro e che sentivano di poter contare sul partner nei momenti di bisogno, hanno mantenuto i loro ricordi più a lungo.
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Relazioni e memoria
- Le persone inserite in relazioni in cui sentivano di non poter contare sull'altro, hanno fatto esperienza di un precoce declino della memoria.
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Una buona relazione non significa che ci sia sempre armonia
- Il tipo di relazioni che influiscono negativamente sulla memoria non sono quelle in cui c'è perfetta armonia senza mai una discussione. La cosa importante è sentire di poter contare sull'altro.
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Non si è mai troppo anziani per fare nuovi amici
- Le persone che si sono dimostrate più felici dopo la pensione sono quelle che sono andate avanti, rimpiazzando i colleghi con nuovi amici.
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Un messaggio facile da scordare
- Il messaggio che "le relazioni sono importanti" è noto e consolidato. Allora perché è così facile da dimenticare? La verità è che siamo umani e vogliamo soluzioni rapide. Promuovere buone relazioni è un lavoro duro e può essere difficile.
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Appoggiarsi alle relazioni
- I primi partecipanti allo studio pensavano che la ricchezza e il successo sarebbero stati un catalizzatore di felicità. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che le persone più felici e più sane erano quelle che puntavano sulle relazioni, non sul lavoro. Fonti: (Harvard Medical School)(Harvard Health Publishing)
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Una società fuorviante?
- Nel moderno mondo occidentale, attraverso molteplici forze, come i media, ci viene data l'impressione che dovremmo investire nel nostro lavoro, perché ci sentiremo felici una volta che avremo raggiunto ciò che ci siamo prefissati.
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- Lo Studio di Harvard sullo Sviluppo dell'Adulto è probabilmente il più ampio studio sulla vita adulta mai realizzato.
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Com'è iniziato lo studio
- Più di 80 anni fa, nel 1940, un gruppo di ricercatori iniziò a osservare e tener traccia della vita di 724 uomini.
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Valutazioni scrupolose
- I ricercatori presero in considerazione ogni segmento della vita dei partecipanti, facendo loro domande su vita domestica, lavoro, famiglia, relazioni e qualsiasi altro dato rilevante.
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Uno studio unico nella sua specie
- Pochi studi di questo genere riescono a durare a lungo per svariate ragioni, dalle rinunce dei partecipanti alla mancanza dei fondi o al sopraggiunto disinteresse da parte degli scienziati.
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Partecipanti di diverse generazioni
- Grazie a una combinazione di fortuna e di perseveranza di varie generazioni di ricercatori, lo studio è sopravvissuto. Nel 2015 circa 60 dei 724 uomini che avevano preso parte al progetto erano ancora vivi e coinvolti nello studio. Più di duemila figli degli uomini inizialmente coinvolti erano entrati a far parte del campione.
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I primi partecipanti
- I primi partecipanti provenivano da due gruppi. Un gruppo fu indottrinato nello studio quando erano studenti del secondo anno all'Università di Harvard. Questi uomini furono chiamati al fronte durante la seconda guerra mondiale, una volta laureati.
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I primi partecipanti
- Il secondo gruppo era composto da individui appartenenti ai quartieri più poveri di Boston.
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I partecipanti diventarono adulti
- I partecipanti furono intervistati al momento di entrare a far parte dello studio. Una volta cresciuti diventarono dottori, avvocati, autisti e uno persino Presidente degli Stati Uniti (John F. Kennedy).
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I partecipanti diventarono adulti
- Non tutti i partecipanti ebbero una vita serena, alcuni diventarono alcolizzati, altri svilupparono i sintomi della schizofrenia. Alcuni riuscirono a elevare il proprio status sociale, altri fecero l'opposto.
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Il coinvolgimento delle donne
- Per avere un quadro più preciso possibile, gli scienziati non si limitarono a inviare questionari ai partecipanti, ma fecero loro analisi del sangue, e risonanze al cervello, parlarono con i loro figli e amici, analizzarono le loro cartelle cliniche e li filmarono mentre parlavano con le mogli. Ad un certo punto anche le donne furono coinvolte nello studio.
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Spunti di riflessione importanti
- Osservando un gruppo di esseri umani durante l'intero ciclo di vita adulta, il team di ricercatori è stato in grado di fornire spunti interessanti di riflessione su cosa ci rende felici e in salute nella vita.
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Vita sociale
- Le persone maggiormente connesse con famiglia, amici e comunità si sono rivelate più fisicamente in salute, più felici e persino più longeve.
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Solitudine
- La solitudine uccide. Le persone che sono più isolate di quanto vorrebbero sono meno felici, la loro salute declina presto una volta raggiunta la mezza età e le funzioni cerebrali peggiorano prima. Inoltre, vivono meno a lungo di chi ha maggiori rapporti interpersonali.
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La solitudine riguarda tutte le generazioni
- Il fatto triste è che la solitudine, soprattutto nelle popolazioni dei paesi più ricchi, è molto diffusa. È comune tra gli anziani, ma anche i giovani tendono a sentirsi soli.
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La qualità delle relazioni più strette
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- Lo studio suggerisce che i matrimoni particolarmente conflittuali, senza molto affetto, sono letali per la salute delle persone e, forse, persino peggiori dei divorzi.
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- Al contrario, le buone relazioni costituiscono una protezione della nostra salute e del nostro benessere. Le persone con relazioni salutari arrivano alla vecchiaia con una maggiore salute.
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- Un'altra lezione insegnata dallo studio è che le relazioni felici non fanno bene solo al corpo, ma anche al cervello.
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Relazioni e memoria
- Le persone inserite in relazioni di attaccamento sicuro e che sentivano di poter contare sul partner nei momenti di bisogno, hanno mantenuto i loro ricordi più a lungo.
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- Le persone inserite in relazioni in cui sentivano di non poter contare sull'altro, hanno fatto esperienza di un precoce declino della memoria.
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- Il tipo di relazioni che influiscono negativamente sulla memoria non sono quelle in cui c'è perfetta armonia senza mai una discussione. La cosa importante è sentire di poter contare sull'altro.
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Non si è mai troppo anziani per fare nuovi amici
- Le persone che si sono dimostrate più felici dopo la pensione sono quelle che sono andate avanti, rimpiazzando i colleghi con nuovi amici.
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- Il messaggio che "le relazioni sono importanti" è noto e consolidato. Allora perché è così facile da dimenticare? La verità è che siamo umani e vogliamo soluzioni rapide. Promuovere buone relazioni è un lavoro duro e può essere difficile.
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Ad Harvard è stato finalmente scoperto il segreto della felicità
Le relazioni sono la chiave della felicità
© <p>Getty Images</p>
Cosa ci rende felici e in salute durante la vita? Nel mondo moderno è pensiero comune che la ricchezza e il successo ci rendano felici. Tuttavia, le ricerche scientifiche dimostrano che diventare ricchi e famosi non ci rende più felici, anzi,
Partendo da questo presupposto, come dovremmo investire le nostre energie e a cosa dovremmo dare priorità nella vita per permetterci di diventare la versione più felice di noi stessi?
Scorri la galleria per scoprire gli spunti di riflessione forniti dal più ampio studio mai realizzato sulla felicità.
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