Tensione in aumento dopo le proteste sulla striscia di Gaza

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Tensione in aumento in seguito alle proteste sulla striscia di Gaza - Il 30 marzo 2018, una serie di proteste hanno avuto inizio al confine tra Gaza e Israele, culminate in violenze e spargimenti di sangue. Le proteste avevano lo scopo di alleggerire il blocco israeliano, opporsi al trasferimento dell'ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme e ottenere il diritto di ritorno per i profughi palestinesi e i loro discendenti.

La seguente galleria esplora, attraverso alcune delle immagini più potenti scattate durante le proteste, le motivazioni che stanno dietro alla Marcia del Ritorno.

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Le proteste al confine di Gaza - Le tensioni israelo-palestinesi sono aumentate drammaticamente nelle ultime settimane lungo il confine tra Gaza e Israele.

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Le proteste - Le proteste sono iniziate a marzo 2018 con la, ormai conosciuta, Grande Marcia del Ritorno.

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Grande Marcia del Ritorno - Le proteste palestinesi contestano il blocco israeliano di Gaza da 11 anni e chiedono che gli sfollati della guerra di Palestina del 1948, e i loro discendenti, siano nuovamente ammessi in Israele, come riportato dal The New York Times.

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1948 Guerra di Indipendenza - Conosciuta anche come Guerra d'indipendenza, il conflitto segnò la fine del dominio britannico e la nascita di Israele come nazione.

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1948 Guerra di Indipendenza - Tuttavia, con la guerra ebbe inizio anche l'esodo palestinese, quando migliaia di palestinesi fuggirono o furono espulsi dalle loro case, come riporta la BBC.

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1948 Guerra di Indipendenza - Ai palestinesi sfollati è stato impedito di tornare a casa dopo la fine della guerra e proprio questa questione è stata all'origine del conflitto israelo-palestinese in corso da allora.

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Rifugiati palestinesi - Come riportato dal The Washington Post, circa i due terzi della popolazione di Gaza sono costituiti da rifugiati o discendenti di rifugiati che furono sfollati quando Israele divenne una nazione.

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Proteste attuali - Le proteste palestinesi sono iniziate il 30 marzo 2018 e la loro fine era prevista per il 15 maggio 2018, giorno in cui si celebra il 'Nakba', ovvero quando centinaia di migliaia di palestinesi furono guidati fuori da quella che ora è Israele, scrive il The Independent.

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Proteste attuali - Le proteste del 2018 sono legate alla Grande Marcia di Ritorno e al blocco israeliano, nonché all'attuale decisione del Presidente degli Stati Uniti,Donald Trump, di trasferire l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv in Israele a Gerusalemme, secondo il quotidiano Haaretz.

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Sei settimane - Le sei settimane di manifestazioni sono state fatte cominciare da attivisti indipendenti, ma sono state rapidamente superate dall'organizzazione politica islamista palestinese e dal gruppo militante Hamas.

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La dichiarazione di Hamas - Come riportato dal Haaretz, il capo politico di Hamas, Yahya Sinwar, ha dichiarato che le manifestazioni continueranno fino all'implementazione del diritto al ritorno e alla fine dell'assedio.

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Le proteste continuano - Sebbene le proteste avrebbero dovuto concludersi il 15 maggio, Haniyeh ha anche affermato che il popolo palestinese dimostrerà, durante tutto il mese del Ramadan, di voler affrontare tutte le sfide che arriveranno, compreso il piano di pace promosso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, chiamato 'L'affare del secolo'.

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Proteste non violente - Come riportato dal The New York Times, Hamas ha dichiarato che le proteste avrebbero dovuto essere non violente. Tuttavia, la violenza è infine arrivata, uccidendo e ferendo diversi manifestanti.

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Attacchi - The Jerusalem Post ha riferito che i funzionari israeliani hanno visto le proteste come una scusa di Hamas per lanciare attacchi contro Israele.

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Violenza - Come riportato dal The New York Times, i manifestanti palestinesi hanno lanciato bombe incendiarie e tubi bomba e hanno issato aquiloni per trasportare esplosivi oltre il confine.

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Violenza - Il 19 aprile, i manifestanti hanno anche bruciato bandiere israeliane per protestare contro le celebrazioni del Giorno dell'Indipendenza, scrive il The Telegraph.

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Soldati israeliani - I soldati israeliani hanno usato gas lacrimogeni e sparatorie, ferendo migliaia di persone nel corso delle proteste, come riporta il The New York Times.

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Mossa dell'ambasciata degli Stati Uniti - Le proteste si sono intensificate dopo l'apertura dell'ambasciata statunitense a Gerusalemme il 14 maggio 2018.

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Apertura dell'ambasciata statunitense - Ivanka Trump e altri funzionari americani sono arrivati per l'apertura, mentre migliaia di manifestanti palestinesi affrontavano i soldati israeliani al confine.

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Apertura dell'ambasciata statunitense - Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato di ritenere che il trasferimento dell'ambasciata contribuirebbe a migliorare lo stato di pace tra israeliani e palestinesi, riporta il The Telegraph. Ciononostante, la mossa è stata criticata in tutto il mondo.

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Le dichiarazioni di Trump - Durante la cerimonia, in videoconferenza, Trump ha dichiarato che in realtà la capitale di Israele è Gerusalemme e che la più grande speranza degli Stati Uniti è che ritorni la pace duratura.

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La protesta del 14 maggio - La protesta del 14 maggio 2018 ha visto anche il maggior numero di vittime sulla Striscia di Gaza, dai tempi delle proteste del 2014.

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La protesta del 14 maggio - Dei circa 35.000 manifestanti, sono stati uccisi 58 palestinesi, tra cui sei bambini e ne sono stati feriti 1.200 solamente quel giorno, riporta il The Telegraph.

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Le ultime dall'Ufficio per gli affari umanitari dell'ONU - Il Relief Web riporta che l'ultimo aggiornamento parlava delle vittime totali al 15 maggio 2018: 104 palestinesi, tra cui 12 bambini, sono stati uccisi nel corso delle manifestazioni e altri 12, tra cui due bambini, in altre circostanze: il numero totale di feriti ha superato i 12.600, di cui il 55% è stato ricoverato in ospedale. Un soldato israeliano è rimasto ferito.

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Perdite complessive - La BBC ha riferito che il gran numero di vittime ha sollevato domande sull'uso eccessivo delle armi e sulla possibile violazione delle leggi internazionali sui diritti umani.

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La risposta di Israele - Secondo il Relief Web, funzionari israeliani hanno dichiarato che le vittime includevano membri di Hamas o di altri gruppi militanti uccisi mentre preparavano o impiegavano armi.

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Sforzi umanitari - Il ministero della salute di Gaza ha chiesto aiuto per curare i feriti.

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Sforzi umanitari - Secondo il Relief Web, è stato richiesto un totale di 5,3 milioni di dollari per aiutare gli ospedali locali e i centri di trattamento.

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Sforzi umanitari - Si ha urgente necessità di servizi sanitari immediati, di monitorare i pazienti e di sostegno psicologico, sottolinea l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.

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